martedì 27 dicembre 2022

SOCRATE E LA CULTURA DEL DIALOGO

 Socrate: pensiero e vita del filosofo greco


Socrate intende la filosofia come ricerca incessante della verità, dialogare in maniera critica con domande e risposte brevi, uno stile di vita votato alla costante riflessione razionale.

L'incessante ricerca della verità è intesa come individuazione di conoscenze e di valori comuni a cui uniformare la propria vita.

Egli utilizza un metodo distinto in due fasi: l'ironia e la maieutica. 
L'ironia è la riduzione all'assurdo delle tesi dell'avversario allo scopo di renderlo consapevole della propria ignoranze, dopo di che c'è la maieutica, ovvero l'arte di far partorire agli interlocutori verità scaturite da un esame interiore, quindi la conoscenza di se stessi attraverso la filosofia.

Secondo lui la virtù è la conoscenza unica e insegnabile che coincide con l'utilizzo della ragione che consente di discernere ciò che è bene per se stessi e per la comunità in determinate circostanze. Quindi la virtù illumina e guida l'azione degli uomini: chi conosce il bene non può commettere il male. 

La differenza tra Socrate e i sofisti è che Socrate promuove la ricerca di una verità condivisa e di valori comuni, quindi con la finalità di far partorire all'interlocutore un punto di vista veritiero e autentico sulle cose; mentre i sofisti affermano il relativismo della verità e dei valori con la finalità di insegnare l'arte politica, cioè le competenze per fronteggiare le esigenze della vita democratica.

I SOFISTI

 



I sofisti possono essere considerati i primi insegnanti a pagamento della storia.  

Il termine “sofista”, nell’antichità, significa letteralmente “sapientissimo”, mentre nel linguaggio odierno, non ha un’eccezione positiva, evocando qualcosa di artificioso.

I sofisti hanno come scolo la trasmissione di un sapere finalizzato al successo politico e alla riuscita individuale, e alla formazione delle competenze retoriche e linguistiche utili per affrontare le nuove esigenze della vita democratica.

PROTAGORA

Egli sostiene il relativismo culturale e morale, dicendo che l'uomo è misura di tutte le cose. 
Secondo lui le credenze, le leggi, i costumi e i valori, possiedono una validità relativa al contesto storico-culturale in cui si sono formati, e afferma anche che l'unico criterio di verità è la parola.

GORGIA

Egli sostiene una forma si scetticismo metaforico, ovvero, l'essere non c'è o è inconoscibile o è inesprimibile, quindi non esiste alcun criterio di verità oggettivo. Pertanto la parola ha un potere assoluto e l'esistenza è una dimensione irrazionale e misteriosa.

Prodico

Nega la possibilità di conoscere la realtà in modo oggettivo e universale, ma comunque non ammette che ci possano essere conoscenze e discorsi utili e condivisi all'interno di una comunità di uomini.
Egli studia anche l'origine del linguaggio e sviluppa l'arte dei sinonimi.

Ippia e Antifonte

Loro stabiliscono una distinzione e una contrapposizione tra legge naturale e legge positiva.


lunedì 12 dicembre 2022

IPPOCRATE E LA MEDICINA SCIENTIFICA

 Ippocrate - Wikipedia

LA MEDICINA COME MODELLO DELLA SCIENZA

Nella pratica medica si ha la completa compenetrazione tra scienza e tecnica, infatti la medicina mira a ad alleviare le sofferenze attraverso una conoscenza teorica e un intervento concreto. Ippocrate, nativo di Cos, istituisce una scuola di medicina che sarà la più importante di quel tempo.

Come punto di partenza egli usava l'analisi empirica, osservava i particolari sintomi che il paziente manifestava, per poi procedere, attraverso l'attenta interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione. Durante questa procedura risulta importante la fase del riconoscimento dei segni della malattia.

UNA VISIONE UNITARIA DELL'ORGANISMO DA CURARE

Il merito principale di questa scuola era quello di non perdere mai di vista la totalità del fenomeno della malattia o della salute, in entrambe le fasi: la fase dell'interpretazione dei sintomi e quella della cura. Il medico infatti doveva tenere conto sia dell'ambiente naturale (il clima, la posizione della città e l'abitazione) sia di quello etico-politico (la serenità sociale è assunta a condizione di salute anche fisica).

Un altro elemento fondamentale era l'anamnesi, ovvero la ricostruzione storica del paziente, che supponeva un rapporto confidenziale e dialogico tra medico e paziente. Infatti la medicina ippocratica aveva un approccio complessivo e dialogico alla malattia. Cercava di spiegare e curare il singolo organo, all'interno di una visione unitaria dell'individuo.

La terapia era considerata la prova della diagnosi. Il tutto avveniva in un rapporto interpersonale sereno, tra malato e il suo medico.


In poche parole --> Ippocrate ha codificato il metodo della scienza della medicina antica, basandosi su un'attenta interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione tramite un'analisi empirica, che mira a ristabilire l'equilibrio dell'intero organismo sulla base della stretta interdipendenza  tra la parte e il tutto, attraverso il dialogo e collaborazione tra medico e malato.

DEMOCRITO

Democrito, il Greco antico Polymath Foto stock - Alamy


 LA TEORIA DEGLI ATOMI

Democrito, filosofo di Abdera, elabora un sistema concettuale che si può definire scientifico per quanto riguarda la dottrina del mutamento e quelle della permanenza. Lo affronta elaborando una visione materialistica dell'universo, in cui il mutamento e la permanenza sono tenuti insieme e conciliati.

Per Democrito sono gli atomi gli elementi originari e fondamentali dell'universo, questo perché sono infiniti e identici tra loro dal punto di vista quantitativo. Aggregandosi e disgregandosi essi determinano la nascita e la morte di tutte le cose.

Egli riesce a conciliare le opposte concezioni di Parmenide e di Eraclito, ammettendo un'elemento immutabile, l'atomo, e insieme concependo la molteplicità e il divenire.

VUOTO E MOVIMENTO

La materia, atomo, è per lui il pieno assoluto ed è impenetrabile, mentre il vuoto è il nulla assoluto ed è penetrabile, infatti gli atomi si muovono, scontrandosi e incontrandosi al suo interno. Democrito non ammette alcun principio divino  per giustificare il movimento, infatti quest'ultimo è affidato al caso. Non bisogna però fare confusione tra l'assenza di finalità e l'assenza di casualità: tutto ciò che accade nell'universo presuppone un sistema rigoroso di cause naturali ed è strettamente necessario.

CONOSCENZA E METODO

Egli divide il metodo scientifico in tre momenti distinti:

1. La conoscenza sensibile, ci fa cogliere le cose come appaiono;
2. l'elaborazione intellettuale dei dati dell'esperienza:
3. la formulazione di una legge che spiega i fenomeni del mondo razionale.

Se la divisibilità si può ammettere da un punto di vista teorico, nella realtà non è possibile pensare di dividere all'infinito la materia, perché in questo caso si arriverebbe alla non materia, cioè al non essere. Ma da nulla non può nascere l'essere, quindi bisogna ammettere che vi siano dei costituenti minimi della materia non ulteriormente divisibili: gli atomi.

LA STORIA NATURALE DELL'UOMO E L'ETICA

Democrito delinea anche una storia naturale dell'umanità: per lui all'origine della vita c'è l'acqua. In un primo tempo gli uomini vivevano come belve; in un secondo tempo imparano ad aiutarsi a vicenda riunendosi in società, apprendendo tecniche dagli animali. Il linguaggio invece ha una natura convenzionalistica, infatti è il frutto di un accordo tra gli uomini sulle parole da usare per disegnare le singole cose.

ANASSAGORA

 


UNA DELLE PRIME FIGURE DI “SCIENZIATO” 

Anassagora nasce a Calzomene intorno al 500 a.C.,  e può essere considerato il primo vero “scienziato”. Venne accusato di empietà perché considerava il sole, non. Come un dio, ma come semplice massa infuocate; è per questo che viene cacciato dalla città morendo in esilio.

Egli tratta i fenomeni come effetti di cause naturali, e non come frutto di misteriose forze divine. Per quanto riguarda la cosmologia, Anassagora mostra di avere una percezione delle dimensioni e della configurazione dell’universo migliore di quella dei suoi predecessori.  Questo perché diceva che il sole ci appariva piccolo perché è molto lontano da noi, inoltre riteneva che esso non fosse un elemento che appartenesse alla Terra ma che ruotasse intorno ad essa.

LA TEORIA DEI SEMI    

Secondo la teoria sei semi esistono particelle piccolissime e invisibili di materia, che combinandosi variamente, danno origine a tutte le cose visibili, infatti sono infinitamente divisibili e infinite in quantità e numero. Inoltre, oltre alla quantità di semi prevalente che ne determinano la natura, sono sempre presenti anche i semi di tutte le altre sostanze; ed è per questo che Anassagora afferma che tutto è in tutto: in ogni cosa troviamo i "semi" di ogni altra cosa.

Se quando mangiamo pane e beviamo acqua, noi nutriamo tutto il nostro corpo, tanto che ci crescono le ossa, le unghie e i peli, dobbiamo dedurre che in quel pane e in quell'acqua ci sono i semi delle ossa, dei peli, delle unghie etc.

All'inizio egli afferma che tutto era uno, cioè erano confusi insieme prima che avvenisse il processo di separazione e differenziazione che diede origine alla realtà attuale. Non bisogna quindi lasciarsi ingannare dalle apparenze, dobbiamo riconoscere che in tutte le cose permane una base comune e unitaria, costituita da infiniti elementi invisibili.

come potrebbe il capello nascere da ciò che non è capello, 
o la carne da ciò che non è carne

IL NOUS COME PRINCIPIO ORDINATORE

Anassagora, per spiegare l'origine dell'universo, ricorre all'azione di una forza chiamata da lui neus (intelligenza). essa determina il movimento che è causa della separazione e composizione dei semi secondo un ordine razionale. Di certo, essa non ha la funzione di creare il mondo, ne ha un'esistenza al di fuori di esso: pur essendo distinta dai semi, non è ne spirito ne Dio, ma è piuttosto un'energia illimitata, dotata di forza propria. La sua funzione è quella di dare forma al caos indistinto originario; in particolare l'intelligenza ha generato un movimento vorticoso nel caos primordiale, che ha portato alla separazione degli elementi opposti.

IL MODELLO DEL SAPERE SCIENTIFICO

Anassagora sottolinea con forza la stretta connessione tra l'esperienza sensibile e l'intelligenza.

Il processo conoscitivo inizia dall'esperienza concreta, grazie al cervello che ci permette di elaborare le sensazioni percepite;
interviene poi la memoria, che rende stabili nel tempo queste sensazioni;
l'intelligenza, quindi, interpreta i dati e formula ipotesi: la scienza;
e infine grazie al sapere pratico e operativo le cose diventano oggetti della nostra manipolazione e trasformazione.

EMPEDOCLE


 LE RADICI DELL’UNIVERSO

Empedocle visse ad Agrigento nel V secolo a.C. ed era un poeta, un medico, un taumaturgo e un mago. Nel poema Sulla natura egli descrive la nascita dell’universo dalla situazione originaria di una totalità indifferenziata, lo sfero, in cui si mescolano e confondono l’acqua, la terra, l’arie e il fuoco, che rappresentano le quattro radici. Tali principi sono eterni, immutabili e identici a se stessi. 

LE FORZE COSMICHE

egli ipotizza che vi siano due forze cosmiche, l’amore e l’odio, le quali presiedono rispettivamente all’unione e alla separazione dei principi originari. Mescolando o separando le quattro radici, tali forze determinato la generazione e la dissoluzione di tutte le cose. Per Empedocle la nascita e la morte sono da attribuire alla mescolazione e alla separazione di elementi originari che rimangono inalterati e intasformabili. 

Si può dire che per Empedocle l’esistenza costituisce il movimento intermedio tra l’amore e l’odio, quindi la tensione tra i  due estremi.

LA TEORIA DELLA CONOSCENZA E LA CONCEZIONE DEL MALE

Secondo Empedocle gli uomini vedono solo una piccola parte della vicenda cosmica e sono condannati a morire, con rapidità dileguandosi come fumo. Quindi avendo i quattro elementi e le due forze, essi possono conoscere la verità sul ciclo cosmico, dato che il simile conosce il simile

Quello che gli uomini chiamano male è determinato proprio dall’irruzione della contesa sulla scena del mondo. Uccidendo e nutrendosi delle carni degli animali si commette ingiustizia , come se si uccidessero dei consanguinei, perché un solo spirito, una sorta di anima pervade l’universo, che è un unico grande organismo vivente, di cui tutti gli esseri sono partecipi.

Per quello che si riesce a dedurre dai pochi versi del poema Sulla natura, si può dire che Empedocle da una parte ci offre una descrizione poetica dell’universo dominato dall’amore e dalla concordia, nonostante l’azione della forza contraria.

LA FINALITÀ PRATICA DEL SAPERE DI EMPEDOCLE

Nelle Purificazioni egli si  presenta come un dio immortale, ornato di fiori e di bende, che promette la liberazione dagli affanni e dal dolore che nascono dal timore della morte e dall’ignoranza. Gli uomini devono arrivare alla consapevolezza che la morte non esiste, perché il loro essere non si distruggerà ma tornerà a unificarsi da ciò he deriva.

Non vi è nascita di nessuna delle cose mortali, ne fine alcuna di  morte funesta,  ma c’è solo      mescolanza e separazione di cose mescolate

In conclusione, per quanto riguarda il contributo di Empedocle alla scienza dell’epoca sia limitato in termini  di nuove conoscenze. 



domenica 11 dicembre 2022

ZENONE E I PARADOSSI LOGICI

 


Zenone visse a Elea e fu un fedele discepolo di Parmenide. Egli cercò di dimostrare che chiunque si fosse allontanato dall’insegnamento del maestro sarebbe caduto in una serie di insanabili contraddizioni logiche. Parmenide sosteneva che l’essere è uno e immutabile e Zenone confuta la pluralità dell’essere e delle cose (I pitagorici) e il movimento (Eraclito).

LA CONFUTAZIONE DELLE TESI DUL MOVIMENTO

Il paradosso di Achille dal piede veloce sostiene che Achille, impegnato in una competizione con una tartaruga, non sarà mai in grado di raggiungerla. Infatti, mentre Achille avrà raggiunto il punto di partenza della tartaruga, questa avrà compiuto un altro breve tratto e così via all’infinito.
Essa si basa sul presupposto dell’infinità divisibilità dello spazio, ossia l’ipotesi che lo spazio sia realmente e fisicamente divisibile in infinite parti diventa chiaro quindi come un corpo in movimento non arriverà mai alla sua meta, dovendo percorrere infiniti spazi. 

Questa riduzione all’assurdo di Zenone costituisce una delle prime forme di ragionamento dimostrativo applicato alle discussioni filosofiche. Anche Aristotele considerava Zenone come l’inventore della dialettica.



PARMENIDE E IL PENSIERO DELL’ESSERE

IL POEMA DI PARMENIDE 

Parmenide visse a Elea, un’antica colonia greca situata sulla costa della Campania a sud di Paestum. Egli crebbe in un ambiente culturale e intellettuale aristocratico, del tutto diverso da quello aperto e fertile di ricerche naturalistiche della Ionia. Scrisse un poema in versi intitolato Sulla natura, di cui restano il proemio e vari frammenti delle altre due.  Parti rispettivamente dedicate alla verità e all’opinione. Sebbene la cornice sia di carattere religioso, la materia del messaggio parmenideo e le movenze argomentati e del suo discorso sono decisamente filosofiche e razionale.

SOLO L’ESSERE ESISTE E PUÒ ESSERE PENSATO

Il messaggio di Parmenide che: L’essere è, e non può non essere e il non essere non è, e non può essere: significa che soltanto l’essere esiste e che il non essere non esiste e non può neanche essere pensato. Infatti la nostra mente e il nostro linguaggio possono riferirsi solo a qualcosa che c’è, dunque all’essere, mentre il non essere risulta impensabile e inesprimibile.

Il termine essere per Parmenide viene inteso come ciò che è comune a tutti gli enti e che esiste nella pienezza assoluta e perfetta, eterna e immobile. Infatti secondo Parmenide se una cosa esiste non nasce ne perisce, non si muove e non cambia, ma semplicemente ed eternamente è. Si può  vedere come egli avesse un modo di pensare completamente diverso rispetto a quello di Eraclito.

Si può affermare che con Parmenide inizi l’ontologia, lo studio dell’essere in quanto essere, nelle sue caratteristiche universali.

Si può dire però che il modello di pensiero parmenideo sia la risposta alle inquietudini sociali di cui soffriva la città di Elea e agli attacchi che i nuovi ceti popolari portavano al potere consolidato.

LA DEDUZIONE LOGICA DEGLI ATTRIBUTI DELL’ESSERE

Egli, come altri filosofi arcaici, parte dal presupposto che il mondo non possa derivare dal nulla, perché se derivasse dal nulla sarebbe la fine della realtà e del pensiero. 

L’essere è ingenerato e imperituro; infatti se nascesse, dovrebbe derivare da ciò che non è.

L’essere è eterno: esso non ha ne passato ne futuro. Infatti il passato è l’essere che non è più e il futuro è l’essere che non è ancora.

L’essere è immutabile e immobile; infatti, ogni movimento implicata contaminazione tra uno stato A e uno stato B dei corpi, dove B deve essere concepito diverso da A. Ma se A è essere, B dovrà non essere.

L’essere è finito, perché secondo la mentalità greca la perfezione è data dalla finitezza e non dall’infinità.

UNA VERITÀ DIFFICILE DA ACCETTARE

Con Parmenide vengono introdotti alcuni principi logici fondamentali:

Il principio di identità: l’essere è ed è identico a se stesso

Il principio di non contraddizione: l’essere è e non può non essere.

Il principio del terzo escluso: ogni cosa o è o non è.