venerdì 2 giugno 2023

L'ETICA E LA POLITICA

 Il fondamento concreto dell'etica aristotelica è il concetto di "felicità": ogni essere umano ha l'obiettivo finale di raggiungere la felicità e il benessere. Secondo Aristotele, la felicità può essere raggiunta solo attraverso la virtù, che consiste nell'avere un equilibrio giusto tra i diversi aspetti della personalità (intelletto, ragione, emozioni, passioni, ecc). La virtù è la via di mezzo tra gli ecciuti - ad esempio, tra la voluttà sfrenata e la privazione totale - e il perseguimento del benessere personale e della felicità.

 Per Aristotele, la ricerca del giusto mezzo è un passaggio fondamentale per vivere una vita virtuosa e conseguente felice. Il giusto mezzo consiste nell'evitare gli ecditi di un atteggiamento o di un comportamento, e nel trovare la giusta misura tra gli opposti. Ad esempio, una persona può essere troppo avida di denaro o eccessivamente spendacciona; una persona che cerca il giusto mezzo tra questi estrema avrà un rapporto più sano ed equilibrato con il denaro. In generale, per Aristotele, la ricerca del giusto mezzo è un elemento centrale della virtù e della felicità.

La felicità è il fine ultimo dell'etica aristotelica, il cui scopo è migliorare la vita delle persone e dell'intera comunità. Per Aristotele, la felicità è un concetto articolato che riguarda la vita morale e l'esercizio delle virtù sia individuali che sociali. La felicità è il bene supremo, che solo la morale e la filosofia possono raggiungere, e che ha bisogno di un'educazione e un'esercizio costanti.

Per Aristotele, il valore dell'equilibrio è uno dei principi chiave della sua filosofia morale. È la ricerca di una misura intermedia tra gli estremi, sia nell'azione che nella conoscenza, che permette di raggiungere il meglio possibile. L'equilibrio è considerato il modo migliore per vivere una vita virtuosa e felice, e per questo è diventato un valore centrale nella sua filosofia.

L'amicizia, secondo Aristotele, è una delle forme più elevate di relazioni umane. Aristotele la considerava come una forma di amore fraterno, che si basa sulla reciproca stima, sul rispetto e sull'interesse per il bene dell'altro. Si tratta di un vincolo forte e duraturo, dove gli amici si aiutano e si sostengono l'un l'altro nella vita e nelle difficoltà. L'amicizia è considerata uno dei valori più importanti nella vita del singolo individuo, poiché è un elemento fondamentale nel percorso di miglioramento e nella ricerca della felicità.

Nell'etica aristotelica, l'uomo viene visto come un animale politico, cioè un animale che ha bisogno di relazione e di cooperazione con altri individui per vivere bene. Aristotele sostiene che l'uomo ha bisogno di una città-stato, di una comunità politica per poter vivere bene, e che la città-stato è l'organizzazione politica che più di tutte è in grado di soddisfare le esigenze dell'uomo.

Il buon governo è un concetto centrale nell'etica aristotelica. Aristotele sostiene che il governante deve avere una moralità forte e virtuosa, e che il governo deve essere regolato dalla giustizia. Il governante deve essere in grado di fornire beni e servizi ai cittadini, e deve essere in grado di prendere decisioni giuste e giuste per il benessere della comunità. Aristotele ha anche ipotizzato che un governante possa essere un re, un aristocratico o un leader eletto.

Come è possibile, per l’uomo, raggiungere la felicità?

Questa domanda domina la trattazione aristotelica dell'etica, il cui oggetto è rappresentato proprio dalla ricerca e dalla determinazione della felicità, intesa come il fine supremo e il bene sommo dell'uomo. Per Aristotele, che nella sua prospettiva etica muove dall'osservazione delle situazioni reali, degli usi e dei costumi dei popoli, la felicità è quella condizione di benessere che l'uomo sperimenta quando sta bene con se stesso, con gli altri e con l'ambiente ed è propria dell'uomo sapiente e virtuoso, che esercita le virtù tipiche dell'anima razionale (le virtù dianoetiche). Tuttavia la felicità è un obiettivo alla portata di tutti gli uomini: essi, infatti, grazie alla saggezza pratica (che presiede alle virtù etiche), possono riuscire a dominare con la ragione gli impulsi sensibili, trovando, in ogni occasione, il giusto mezzo tra gli eccessi e gli strumenti per ottenere i fini giudicati buoni. Alla trattazione dell'etica si connette strettamente quella della politica aristotelica, in quanto il compito di quest'ultima è quello di assicurare ai cittadini le migliori condizioni di benessere materiale e spirituale. Aristotele, che appare ancora legato al modello della pólis ateniese, di cui non registra la crisi profonda, non mira alla creazione di uno Stato ideale, valido per tutti, ma analizza le costituzioni esistenti per rintracciare quei principi generali che possono rendere migliori le varie forme di governo. Queste ultime sono tre: la monarchia (il governo di uno solo), l'aristocrazia (il governo dei migliori) e la politéia (il governo dei molti), le quali possono degenerare nel momento in cui perdono di vista l'interesse generale della comunità, dando origine rispettivamente alla tirannide (caratterizzata dallo strapotere di uno solo), all'oligarchia (in cui domina la classe dei ricchi) e alla democrazia (in cui regna la parte povera della popolazione). Aristotele reputa la politéia la migliore forma di governo, perché ha una costituzione mista, che sa combinare insieme le caratteristi- che della democrazia e quelle dell'oligarchia.


giovedì 1 giugno 2023

LA FISICA, DIO E L'ANIMA

 Per Aristotele, la fisica non è solo una scienza che affronta l'esperienza empirica, ma anche una scienza teorica che si occupa di fenomeni naturi, come la causa e l'azione. In particolare, Aristotele crede che la fisica sia l'ambito più alto della ricerca scientifica, poiché riguarda la conoscenza universale dei fenomeni naturi. Aristotele definisce la fisica come la scienza che studia i fenomeni naturi in generale, e la divide in tre rami principali: la fisica generale, che tratta delle cause dei fenomeni, la fisica speciale, che tratta dei fenomeni in generale, e la fisica celeste, che tratta dei fenomeni celesti.

Le quattro cause di Aristotele sono una teoria filosofica che divide le cause dei fenomeni in quattro categorie: la causa materiale, la causa formale, la causa efficiente e la causa finale. 

1. Causa materiale: è ciò di cui una cosa è fatta, il suo materiale. 

2. Causa formale: è l'insieme delle caratteristiche e delle proprietà che vietano la forma della cosa.

 3. Causa efficiente: è l'agenzia o l'entità che causa e fa accadere l'effetto. 

4. Causa finale: è l'obiettivo, il fine o lo scopo per cui la cosa esiste.

L'ordine finalistico è una visione dell'universo in cui si crede che ogni cosa nell'universo ha un obiettivo finale o uno scopo, e che questo scopo è il motivo per cui la cosa esiste. Questa filosofia sostiene che l'universo non è semplicemente un'aggregato casuale di materia ed energia, ma piuttosto che c'è un ordine e uno scopo finalistico nella sua produzione. La filosofia della causa finale di Aristotele è spesso associata al concetto di ordine finalistico dell'universo.

 Secondo la teoria del movimento di Aristotele, ogni animale ha dentro di se un istinto naturale o tendenza (o, come la chiamava Aristotele, "causa interna") che lo spinge verso una particolare azione, come camminare, volare, ecc. 

Per esempio, un gatto ha dentro di se una tendenza innata per cacciare. Tuttavia, questa tendenza non è un istinto statico o predeterminato, ma può essere influenzata dall'esperienza e dall'addestramento, e può cambiare nel tempo.

La visione del cosmo di Aristotele è molto diversa dalla nostra attuale comprensione dell'universo. Aristotele credeva che la Terra fosse l'ente centrale del cosmo, con il sole, la luna e le stelle che girano attorno ad essa. Aristotele credeva anche che tutto il cosmo fosse suddiviso in due aree distinte: la zona sublunare, che era la regione sotto la Luna e contenente gli elementi della Terra e dell'acqua, e la zona celeste, che iniziava dalla Luna e contenente gli elementi del fuoco e dell'aria. 

Per Aristotele, Dio è "il primo motore" dell'universo. Aristotele vedeva Dio come la causa prima, o causa finale, dell'esistenza. Questo significa che Dio è la causa finale di tutto ciò che esiste, e tutto ciò che esiste deve essere causato da Dio. Aristotele credeva che Dio fosse eterno, onnipotente, e privo di ogni forma materialle. 

L'anima è un concetto fondamentale nella filosofia di Aristotele. Aristotele credeva che l'anima fosse il principio della vita e che fosse diversa dal corpo. L'anima era composta da tre parti: la ragione, l'impulso passionale e la sensibilità. La ragione era la parte razionale e logica dell'anima, che permetteva all'essere di pensare e agire in modo razionale. L'impulso passionale era la parte emotiva dell'anima, che permetteva all'essere di percepire le emozioni ei desideri. La sensibilità era la parte sensoriale dell'anima, che permetteva all'essere di vedere, sentire e gustare. 

Secondo Aristotele, l'intelletto può essere diviso lungo due linee principali: il passivo e l'attivo. L'intelletto passivo è la facoltà della mente che riceve ed elabora informazioni dal mondo esterno, come sensazioni e percezioni. L'intelletto passivo è anche responsabile della formazione dei ricordi e del ricordo delle esperienze passate. L'intelletto attivo, d'altra parte, è la facoltà della mente che utilizza le capacità di ragionamento per analizzare e sintetizzare informazioni, risolvere problemi e fare deduzioni logiche. L'intelletto attivo è la fonte di tutta la conoscenza e comprensione umana e ci consente di impegnarci nel pensiero astratto, nell'analisi critica e nella risoluzione creativa dei problemi. Insieme, gli intelletti passivo e attivo costituiscono l'intero intelletto di un essere umano e lavorano insieme per darci la capacità di impegnarci nel ragionamento e comprendere il mondo che ci circonda.

LA METAFISICA

La metafisica è uno dei libri più importanti della filosofia di Aristotele, scritta tra il IV e il III secolo aC La metafisica tratta di diversi argomenti fondamentali per la filosofia di Aristotele, tra cui la sostanza, l'essere, la causa e la definizione. Nel libro, Aristotele esplora molte delle idee centrali alla sua filosofia, mostrando l'importanza della riflessione e delle conoscenze per la comprensione del mondo

Aristotele era un filosofo greco che ha vissuto nel IV secolo aC e che ha sviluppato la filosofia di Platone, uno dei filosofi più famosi del mondo occidentale. In particolare, Aristotele ha sviluppato la teoria delle forme o "essenze", che sono le idee delle cose nella mente di Dio che sono le versioni perfette delle cose che esistono nel mondo materiale. Nel suo libro Metafisica, Aristotele sostiene che le essenze sono le vere essenze delle cose, mentre le cose del mondo sono solo la materializzazione di queste essenze

La teoria sull'essere di Aristotele è principalmente presentata nel libro Metafisica. Aristotele crede che tutto il mondo materiale, compreso l'essere dell'essere, sia influenzato dalle leggi della natura e dell'esistenza. Questa teoria sull'essere di Aristotele include anche l'idea che l'essere è qualcosa che esiste indipendentemente dalla mente umana, e che esiste solo grazie alla sua forma e alle sue caratteristiche. 

La sostanza è uno dei concetti centrali nella filosofia di Aristotele, che ha sviluppato la sua teorizzazione della sostanza tra il IV e il III secolo aC Per Aristotele, la sostanza è "ciò di cui una cosa è fatta", ovvero l'elemento fondamentale di cui è composta una cosa. Per esempio, la sostanza del legno è il legno stesso, mentre la sostanza dell'acqua è l'acqua stessa. Aristotele riteneva che ogni sostanza avesse alcune caratteristiche fondamentali che la distinta dalle altre sostanze, tra cui la forma, la quantità e la qualità.

Per Aristotele, la potenza e l'atto sono due concetti fondamentali della sua teoria della sostanza. In particolare, la potenza è il potenziale di una cosa per esistere, mentre l'atto è l'esistenza stessa della cosa. Ad esempio, una pietra ha il potenziale di essere costruita in una casa, mentre la casa è l'atto di quella pietra. 
Secondo Aristotele, la potenza deve essere attivata da qualcosa per diventare un atto, e l'atto è il modello che la potenza segue. Per esempio, il seme di un albero ha il potenziale di essere un albero adulto, ma deve essere attivato da fattori esterni per diventare un albero reale. 
La sostanza per Aristotele può essere considerata sia come il potenziale che l'essere della cosa che come il atto dell'essere. In altre parole, il concetto di sostanza comprende il totale delle caratteristiche che una cosa ha o può avere. Per esempio, se guardiamo un tavolo di legno, la sostanza è il legno stesso, ma anche la sua potenzialità di essere intagliato, dipinto, ecc.

Per Aristotele l'essere si identifica con la sostanza individuale, il vero "essere dell'ente", l'essenza delle cose, quel sostrato permanente che non necessita di altro per esistere e al quale ineriscono tutti gli altri "modi di essere dell'essere", gli attributi accidentali, classificati in dieci categorie: sostanza, qualità, quantità, rela- zione, luogo, tempo, agire, patire, stato, situazione. Dal punto di vista ontologico, la sostanza è il soggetto reale cui ineriscono le varie proprietà (le categorie come modi di essere); dal punto di vista logico, la sostanza è il soggetto logico il quale, nel processo conoscitivo, "regge" i vari predicati (le categorie come modi in cui si predica l'essere). La sostanza è sinolo di materia e forma: la prima è l'elemento indeterminato che possiede però la potenzialità di assumere determinazioni successive; la seconda è l'elemento stabile, permanente e riconoscibile delle cose, ciò che le cose sono in atto. è venuto n Monos Attraverso i concetti di forma e materia, atto e potenza Aristotele risolve il difficile problema del divenire per lui le trasformazioni che osserviamo nel mondo non rappresentano il passaggio dall'essere al non essere ma sono cambiamenti interni all'essere dovuti al passaggio dalla potenzialità della materia all'attualità passaggio della forma. Ogni cosa in atto è passibile di ulteriore trasformazione, quindi è atto rispetto a ciò che la pre cede, ma potenza rispetto a ciò che la segue (ad esempio il pulcino è atto rispetto all'uovo ma potenza rispetto alla gallina). L'atto ha comunque priorità rispetto al potenza sia dal punto di vista della sostanza, sia da punto di vista del valore.